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Recensione di: Fabio "Bill" Cristi


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Stranamente, e mi sono anche chiesto il perché, non ho dovuto affrontare grosse lotte redazionali per accaparrarmi la recensione di questo titolo: sarà per il fatto che Caronte è un fan accesissimo di tutti i vari X-Wing, Tie Fighter e compagnia bella, sarà per il fatto che i due fratelli Poni, Bastard e Mad, non amano i simulatori spaziali (è il caso di I-War, ma chissà perché, il CD del gioco è sparito, proprio dopo averlo dato in mano a loro), sarà per il fatto che Sigmund in questo periodo ha poco tempo, sarà per il fatto che Voodoo e Mangus, che hanno già terminato il gioco, ma sono indaffaratissimi con la scuola, non hanno potuto scrivere questa recensione. Ed è così, che in mezzo a questa landa desolata, verso le ore 18.00 di una domenica di Febbraio, guardando contemporaneamente "Il momento di uccidere", film tratto da un romanzo di John Grisham, mi ritrovo a recensire questo titolo. Io sono l’unico, in redazione, ad essere un estimatore della serie Wing Commander: i primi due li ho giocati abbastanza, il terzo e il quarto li ho terminati e quindi, quale recensore migliore del sottoscritto per recensire questo quinto capitolo "ufficiale" della saga (parlo di capitolo ufficiale della saga, visto che, come se si trattasse di una serie televisiva, sono stati realizzati degli spin-off, ovvero Wing Commander Armada e i due Privateer), che risponde ad una rottura netta con i precedenti capitoli. Innanzitutto, non c’è Chris Roberts, inventore della saga, che ha lasciato la Origin per fondare, assieme al fratello Erin e al regista Robert Rodriguez (regista di film come Desperado e Dal Tramonto all’Alba), la Digital Anvil, una nuova software house che si è alleata con la Microsoft per la distribuzione dei propri giochi.

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La mappa tridimensionale in wireframe che potete vedere ci mostra il briefing di una missione. La mappa in questione è molto chiara. Il lens flare è realizzato molto bene, peccato che in alcuni casi dia veramente fastidio.

La mancanza di Chris Roberts è sicuramente un pregio per questo nuovo Prophecy (e lascio una parentesi aperta per un commento da parte di Caronte…), visto che i requisiti raccomandati per questo gioco, sono notevolmente inferiori di quelli, in proporzione, di Wing Commander 4 (le esplosioni del penultimo WC scattano anche sul mio P200. Roba da non credere….) e vede tra il cast tecnico, la presenza di Syd Mead, artista futurista, che ha collaborato alla realizzazione di film come Blade Runner e anche del relativo gioco. Il gioco presenta numerosi filmati in FMV, anche se in quantità notevolmente minore rispetto al precedente titolo (il gioco è distribuito in 3 CD, in confronto ai 6 del precedente), che, secondo gli sviluppatori, dovrebbero essere compensati dalla migliore giocabilità e longevità. Personalmente mi sento d’accordo con questa affermazione, ma non del tutto. Ma andiamo a parlare del gioco vero e proprio, in modo da potervi spiegare il perché di questo mio parere. Innanzitutto, c’è un’altra differenza rispetto agli altri capitoli della serie. Non impersonate più Blair, ma il giovane Lance Casey, figlio di Iceman, un personaggio incontrato, mi pare, nel terzo capitolo della serie. Siete un giovane fresco d’Accademia e dovete farvi strada, all’interno della TCS Midway, la stazione spaziale in cui è ambientata gran parte di questo nuovo capitolo, per dimostrare che non siete un pivello, come venite definiti ancora da molti. Della trama non vi parlo, perché voglio che andiate a scoprirvela da soli; vi dico solo che la Prophecy del titolo si riferisce ad un’antica profezia Kilrathi, la Khn’trak, una profezia che porta morte e distruzione come mai prima. I personaggi che appaiono all’interno della Midway sono nuovi rispetto ai vecchi WC, a parte il solito Blair e Maniac, come sempre, un gran sbruffone (ma vi rimando al box dedicato a questi che ho preparato).

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Una delle astronavi aliene. Non dovreste far fatica a buttarla giù. Una visuale esterna della nostra navetta. Potete notare l'ottima grafica.

Andiamo a parlare della struttura del gioco. Questa è molto simile a quella del precedente capitolo, solo che è assente la sequela di filmati che ci assillava in WC IV. I due luoghi chiave della TCS Midway, sono il bar, nel quale potete parlare con i vari personaggi (solo quelli che sono disponibili prima di ogni missione), allenarsi con il simulatore (una sorta di training per allenarvi con i comandi), nel quale è anche disponibile un database contenente le informazioni relative alle varie astronavi e poter vedere la killboard, ovvero il numero di nemici uccisi da ogni singolo pilota.  Il primo posto in questa è tassativo, se volete essere rispettati dagli altri; quindi abbiamo la ready room, dalla quale possiamo accedere (oltre a caricare e salvare la partita che stiamo giocando) alle nostre statistiche e alla briefing room. Il briefing è in genere illustrato da un filmato che è sempre uguale, tranne in casi particolari, quando ad esempio, succede qualcosa di importante per la trama (vedi, ad esempio, quando Blair chiede di essere il vostro wingman). Il briefing è illustrato da una mappa tridimensionale in wireframe, con in sottofondo, la voce del capitano Drake, che vi spiegherà qual è il compito della missione. Il gioco, nella versione da me testata, è in italiano, per quanto riguarda il manuale e i sottotitoli (fortunatamente, non per quanto riguarda il parlato, che è molto meglio in lingua originale). Se infatti, avete il lusso di conoscere bene la lingua di Albione, potete anche togliere i sottotitoli, e ascoltarvi il tutto in inglese. E’ quindi venuto il momento di entrare in missione, all’interno della nostra nave spaziale, che cambierà a seconda della missione da affrontare. Un filmato molto spettacolare, che mostra la nostra nave portata da una gru alla rampa di lancio, ci introduce alla missione. Giunti qui, possiamo vedere che la struttura non è mutata molto rispetto a quella di WC IV. Durante la missione, potrete essere informati, attraverso una piccola finestra situata in alto a sinistra dello schermo, da uno dei vostri superiori o compagni di volo, sul da farsi nella missione.

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Le esplosioni sono realizzate ottimamente, come potete vedere da questa foto. Un'altra astronave aliena, un po' più difficile da blastare. Come potete vedere, il lens flare, in questo caso, è un po' fastidioso.

Qualche volta vi capiterà di ricevere comunicazioni aliene, ma il meglio che potete fare quando le ricevete è blastare immediatamente colui che vi vuole parlare (la varietà delle frasi aliene è quanto meno sorprendente: si va dal "You Die" (Tu Muori) al "Sono Morto con Onore"), e così via). Si può notare che il lavoro svolto da Syd Mead, per quanto riguarda il design degli alieni, è molto buono. Potete comunicare, attraverso shortcuts predefinite sulla tastiera, con i vostri compagni di volo, per scegliere l’azione da compiere contro i nemici. Il sistema di puntamento dei bersagli è molto semplice: con un tasto si punta, mentre con un altro si passano i vari bersagli. Le armi montate a bordo della nostra navetta variano a seconda della missione. Le armi sono divise in due categorie: laser e cannoni. In genere i laser sono illimitati, mentre gli altri hanno un numero predefinito, che cambia da arma ad arma. Potete utilizzare il pilota automatico per farvi guidare automaticamente nei tratti spaziali in cui non c’è niente da fare, ed evitare di perdere del tempo inutile. In genere le missioni devono essere completate, ma in caso contrario, alcune vi permetteranno comunque di andare avanti, producendo però un leggero cambiamento nella trama; in altri casi, sarete invece costretti a ricominciare la missione in questione (vedi la prima missione del secondo CD, a mio avviso, quella più difficile dell’intero gioco). La cosa di cui non ho ancora parlato, relativamente al volo, è la grafica. Questa, in versione accelerata, è veramente fantasmagorica, e presenta notevoli effetti grafici di tutto rispetto. Bilinear filtering, alpha blending, texture a volontà, ma con una sola piccola pecca: un lens-flare che, in caso di combattimenti, pur essendo molto bello da vedere, vi causa dei problemi di visibilità, rendendovi impossibile puntare in modo corretto il bersaglio.

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La Midway ha appena attraversato una delle boe di salto che si possono trovare nello spazio. La foto è tratta da uno dei filmati. Blair verrà imprigionato in questa stazione spaziale, e poi (ah, ah, ah: non voglio dirvi null'altro).......

Niente che però pregiudica l’intera grafica del titolo. Il merito, va tutto al nuovo engine grafico, chiamato Vision, con il quale verrà realizzato il probabile Wing Commander VI e le probabili Maniac Missions (possibili updates al più presto). L’effetto raggiunto con le telecamere esterne, inutilizzabili, a mio parere per giocare, ma altamente spettacolari, è incredibile. Per adesso, mi sembra di aver detto tutto il possibile. Per cui, passiamo al commento.

Titolo: Wing Commander: Prophecy
Software House: Electronic Arts
Sviluppatore: Origin
Distributore: CTO
Prezzo: Lire 109.000



Requisiti minimi: Pentium 133 (3DFX – Direct3D), Pentium 166 (senza scheda 3D), 32 Mb Ram, 150 Mb Hard Disk, Cd-Rom 4x, Scheda Audio e Video comp. DirectX 5, Windows 95.

Requisiti consigliati: Pentium 200, 32 Mb Ram, 200 Mb Hard Disk, Acceleratore grafico 3DFX, Cd-Rom 8x o superiore, Scheda Audio 16-bit, joystick analogico o digitale.

Gioco provato su: Pentium 200, 32 Mb Ram, Orchid Righteous 3D 4 Mb, Sound Blaster AWE 32, Cd-Rom Pioneer 12x SCSI, Microsoft Sidewinder Force Feedback Pro. Con questa configurazione, il gioco si è comportato ottimamente.


Grafica -
La grafica è eccezionale in versione 3DFX, con numerosi effetti grafici, buona in versione Direct3D e discreta nella versione non accelerata. I filmati sono compressi ottimamente.

Effetti Sonori -
Gli effetti sonori sono di ottima qualità, visto che il gioco sfrutta il Dolby Surround per i sistemi sonori che lo supportano.

Musica -
La musica composta da George Oldziey per le sequenze cinematografiche non stonerebbe nel relativo film (che è in lavorazione) e i pezzi presenti durante le battaglie sono andati a far parte di un CD Dance in uscita nei negozi di dischi al più presto.

Giocabilità -
La giocabilità è molto buona, soprattutto se si dispone di un joystick. Con i tasti ci si può notevolmente divertire, ma il feeling maggiore si raggiunge con un buon dispostivo di puntamento, meglio se digitale.

Longevità -
Un aspetto piuttosto discutibile. Ormai ho quasi finito il gioco (mi mancheranno due missioni) e le altre missioni le ho affrontate senza problemi. Penso che i giocatori più smaliziati non faranno fatica a terminarlo.

Real. Tecnica -
Per una volta, la realizzazione tecnica di un titolo Origin è buona (Ultima VIII-Pagan scatta ancora sul PII-266 di Caronte, roba da non credere). Per una volta, la mancanza di Chris Roberts sembra aver giovato alla Origin.

Ric. Hardware -
Se avete una 3DFX o una scheda Direct3D, bastano, per giocare degnamente, un P133 con 32 Mb Ram. Se invece non possedete una scheda acceleratrice, un P200 MMX con 32 o più Mb di Ram è vivamente consigliato.

Totale -
Wing Commander Prophecy è un ottimo gioco, il migliore della saga che ci perseguita fin dal 1990. I difetti sono pochi, i pregi sono molti, per un titolo che, in quanto a divertimento, è uno dei migliori del periodo. Da comprare se vi piacciono i giochi spaziali o gli sparatutto, ma anche e solo se volete passare diverse ore di sano divertimento.


Ringraziamo CTO per averci fornito il materiale recensibile.