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Recensione di: Fabio "Bill" Cristi


 

L’ho sempre detto e continuerò a ripeterlo. La Sega deve capire che su PC le cose sono totalmente diverse che su una console come il Saturn o il futuro Dreamcast o nei coin-op da sala giochi, in cui è incontrastata regina, assieme alla Namco e alla Midway. Non è possibile convertire byte per byte i giochi da sala giochi e piazzarli su un Cd-Rom e venderli ad un prezzo superiore alle 80.000 al pubblico, soprattutto se il gioco viene terminato in mezz’ora e poi può essere tranquillamente riposto all’interno della sua bella scatola di cartone. Non importa se vengono poi inserite all’interno alcune modalità aggiuntive che accrescono la longevità del gioco di un’ora e mezza dandovi così la possibilità di esercitarvi per poi dare luogo ai vostri istinti omicidi nella modalità più difficile. Il fatto è che la longevità risulta sempre eccessivamente bassa per spendere una tale cifra per comperare il gioco originale. Questa non è assolutamente un’incentivazione alla pirateria, anzi, tutt’altro, visto che le software house devono capire che se vogliono che i ragazzi comprino i loro giochi, debbano fare qualcosa di giocabile e soprattutto longevo, cosa più unica che rara di questi tempi. Questo è proprio il caso di The House of the Dead, conversione di uno dei migliori coin-op che la Sega abbia creato, tant’è che, la prima volta che lo vidi, due annetti fa, dissi: "Se nessuno lo converte, ci penso io a farlo". Il gioco è uno sparatutto pre-renderizzato, alla Virtua Cop, per intenderci, sempre per rimanere in campo Sega, ambientato in una casa infestata da zombie, pipistrelli e mostri di vario genere. Un’idea forse poco originale che, come mi ha fatto notare Caronte, sembra presa pari pari da Resident Evil, già uscito al momento dell’apparizione del gioco in tutte le sale giochi.

Un fotogramma da una delle animazioni di intermezzo. Come potete notare, visto il doppiaggio penoso, alla Sega hanno pensato bene di inserire i sottotitoli. Sparando a più non posso, stiamo facendo uscire sangue a fiumi da questi pallidi zombie.

La prospettiva del gioco è interamente in prima persona e fa apparire sullo schermo un mirino, che dovete muovere con una periferica apposita (è consigliabile il mouse) per colpire i vari mostri che vi si parano davanti, prima che questi vi colpiscano e vi portino via una delle vite che possedete. Se questo in sala giochi si può fare con una pistola a infrarossi, con cui potete puntare al mega schermo ultrapiatto su cui, in genere, viene visualizzato il gioco, che dovete ricaricare abbassandola verso il basso per poi continuare a sparare. In casa, questo non si può fare, se non si possiede una pistola per PC (quelle che sono uscite fino a adesso sono delle vere schifezze), ma il feeling non è mai, comunque, lo stesso. The House of the Dead è il classico gioco Sega, senza intro e totalmente essenziale. Infatti, dopo averlo installato e configurato (il gioco supporta il Direct3D) passiamo subito al menu principale. Le modalità di gioco previste sono tre: il tradizionale Arcade, il PC Mode e il Boss Mode. Ci sono poi le opzioni, relative al numero di vite che ogni giocatore possiede, al numero dei Continue che può avere (fino a 9), al colore del sangue (opzione per i benpensanti: si va dal tradizionale rosso a improbabili liquidi ematici di colore giallo, blu e viola) e altre amenità del genere. Un avviso, se cambierete il colore del sangue dal tradizionale rosso, il gioco impiegherà diversi minuti a modificare la grafica del gioco, a seconda della velocità della macchina su cui è installato. Mi viene il legittimo sospetto che i programmatori abbiano fatto apposta a fare tutto ciò. Comunque, non indugiamo e passiamo oltre. L’Arcade è la vera fotocopia del coin-op che ci ha fatto divertire in sala giochi. Avete a disposizione un certo numero di vite, a seconda del livello di difficoltà selezionato, un certo numero di Continue e un limite di proiettili all’interno della vostra pistola.

Il boss finale del 2° livello. Non è difficile colpirlo, basta essere veloci e non lasciarsi sorprendere dai suoi attacchi. Questi uomini ghiaccio lanciano dei coltelli freddi molto fastidiosi. Frantumateli in mille pezzi, senza nessun ritegno.

La cosa che cambia, dal coin-op, è invece la possibilità di far ricaricare automaticamente la pistola (e qui si perde gran parte del divertimento) tramite le opzioni e di modificare il livello di difficoltà. Per il resto è tutto identico. Mi soffermo un attimo a parlare della grafica e degli altri aspetti tecnici per passare alle altre due modalità. La grafica è stata convertita a dovere, grazie all’uso del D3D e la grafica sembra finalmente uguale a quella straordinaria del coin-op. Sangue che vola, pezzi di carne che si staccano dai corpi degli zombi e degli altri esseri sono resi molto bene e dobbiamo fare un plauso alla Sega per questo lavoro. Tra una sparatoria e l’altra, ci sono poi dei filmati prerenderizzati realizzati con l’engine del gioco, che fungono quasi da segmenti narrativi tra un pezzo e l’altro. Sinceramente devo dire che il doppiaggio di queste animazioni è piuttosto penoso, ma non è una cosa che ci interessa molto. Il sonoro è piuttosto di routine: gli spari sono resi bene e così anche tutto il resto. Della longevità ne ho già parlato all’inizio, quindi passo alle altre due modalità. Il PC Mode ha pochissime differenze dall’Arcade Mode. Per la precisione sono solo due: la possibilità di scegliere il personaggio con cui affrontare l’avventura nella casa della morte e il numero dei livelli, che passano da quattro a sei. La terza modalità è il cosidetto Boss Mode, in cui avrete la possibilità di affrontare i quattro boss finali di fine livello, un po’ per allenarvi e un po’ per capire di che pasta sono fatti: dovete fronteggiare un robot con il cuore debole, un pipistrellone per metà umano, un ragno troppo cresciuto e un mago alato che sparisce un po’ troppo soventemente. Per il resto non c’è nulla da dire, se non parlare delle richieste hardware. Per una volta, un P133 o superiore dovrebbero bastare e il gioco non dovrebbe avere problemi a girare a velocità adeguata. La scheda 3D è vivamente consigliata e un buon quantitativo di Ram anche, visto che il gioco swappa come un assassino. Ho così concluso e quindi, passo al commento.

Titolo: House of the Dead
Software House: Sega
Sviluppatore: idem
Distributore: CTO
Prezzo: Lire 89.000



Requisiti minimi: Pentium 90, 16 Mb Ram, Windows 95, 50 Mb Hard Disk, Cd-Rom 4x, Scheda Audio 16-bit comp. DirectX 5.

Requisiti raccomandati: Pentium 133, 32 Mb Ram, Acceleratore Grafico Direct3D compatibile, PC Gun o simili.

Gioco provato su: Pentium 200, 32 Mb Ram, Sound Blaster AWE 32, Cd-Rom Pioneer 12x SCSI, Creative 3D Blaster Voodoo 2 12 Mb. Con questa configurazione il gioco si è comportato ottimamente.


Totale -
Definire HOTD non è una cosa facile. Alcuni aspetti sono molto buoni, come la grafica e la giocabilità. Altri sono decisamente penosi, come il doppiaggio e, cosa importante la longevità. Il gioco è divertente, ma non penso che ci sia la voglia di spendere 80.000 per poi terminare il gioco alla velocità della luce e, dopo due ore, riporlo all’interno della scatola. La Sega deve capire che il PC non è esattamente il mercato più adatto a questi giochi e quindi, cercare di evitare di farli o di fare qualcosa del genere, ma magari un po’ più longevo e più divertente, se non vuole essere falcidiata da noi recensori. Volete sapere se vi consiglio di comprarlo? Per una volta, come mai era successo, vi dico "Fate vobis!".


Ringraziamo CTO per averci fornito il materiale recensibile.