
Non appena mi fu detto che avrei dovuto recensire
Ape Escape mi preoccupai di informarmi su che tipo di gioco fosse.
Girava la voce (almeno dalle mie parti!) che fosse uno dei più bei
platform 3D creati per la ormai adulta e canuta (cioè grigia…)
Playstation. “Io dal canto mio, come un degno discepolo di San
Tommaso, se non vedo non credo”, pensai fra me e me. “ Incredibile
dictu, incredibile visu”, e finalmente il CD entrò nel vano della
mia macchina da gioco… Il mondo dei platform, come penso tutti
sappiano, rappresenta in un certo qual modo l’anima del videogame e
lo strapotere di mamma Nintendo si fa sentire ancora pesante. La Sony
tuttavia ha sempre cercato di rispondere alla grande N, detentrice di
titoli massicci (Mario 64 e Banjo & Kazooie, per citarne due su
tutti…) con altrettanti capolavori, sia nel 2D che nel 3D. Chi di
voi non ha mai cercato di fuggire dagli assurdi mattatoi Ernia nella
verde pelle del simpatico Abe, o ha corso come un forsennato nei panni
di Crash Bandicoot, o meglio ha indossato i favolosi Oakley di Gex???
Elemento indispensabile per ogni platform che si rispetti è in ogni
caso il protagonista, serioso o cartoonoso che sia deve avere
mordente, deve distinguersi dagli altri, deve essere ricordato anche a
Playstation spenta (anche se, più che altro, nell’ultimo Gex: Deep
Cover Gecko, si ricorda l’agente Xtra, ovvero quella gnoccolona di
Marliece Andrada…ndBill). Ciò non accade per questo Ape Escape, che
si affida ingenuamente ad un bambino, Spike per l’occasione, di cui
al massimo potrete commentarne la capigliatura. L’introduzione è
decisamente breve, niente affatto attraente o che possa generare un
minimo di curiosità nel giocatore. Di computer grafica neanche a
parlarne. In definitiva al di sotto della media. Le cose non
migliorano quando ci viene mostrata la sequenza introduttiva in cui il
nostro Spike in compagnia di un altro “bimbo” corre verso il
laboratorio del nostro amico scienziato. Il doppiaggio dei personaggi
è a dir poco deprimente: voci anonime e per di più registrate con un
volume bassissimo parlano fra loro e ci fanno solo intuire cosa stia
accadendo. Una perfida scimmia bianca da laboratorio giunge in
possesso di un casco che potenzia le facoltà intellettuali e decide
di liberare tutti i propri simili sparpagliandoli, con l’ausilio di
una macchina temporale nelle diverse ere geologiche. Se non volete che
l’uomo sia dominato dalla scimmia armatevi come conviene e saltate
da un mondo all’altro cercando di catturare quelle “pelose
mangia-banane”. La trama non è delle più profonde ed intricate, ma
almeno ci risparmia il solito idiota e beota salvataggio della
principessa nelle grinfie del cattivo, topos letterario proprio dei
platform e dà un minimo senso alle nostre fatiche armati di spada e
retino. Ciò che rende unico e particolare questo gioco è il
complicato e inusuale sistema di controllo.
Quanti di voi hanno un
joypad analogico Dual Shock? Penso la maggior parte. Ma quanti di voi
lo utilizzano senza sfiorare minimamente i due stick analogici, cioè
in parole povere come un normalissimo pad? Moltissimi, credo. Beh, ora
le cose sono diverse. Il nostro Spike può essere controllato solo in
modalità analogica (possedere un Dual Shock è obbligatorio…ndBill).
Spiego. Lo stick di sinistra servirà a muovere il personaggio in
tutte le direzioni, per saltare utilizzeremo i tasti dorsali, per
abbassarsi premeremo come un pulsante lo stick (ciò ci consentirà di
strisciare indisturbati verso le scimmie…), le armi saranno
manovrate con la parte (stick) destra del pad, i gadget saranno
selezionati con gli usuali tasti e la telecamera verrà spostata con
la freccia direzionale. Più complicato a parole che a fatti. Ora i
Dual Shock saranno utilizzati sfruttando a pieno la loro funzione. Se
siete felici possessori di un glorioso pad dell’era glaciale sul
quale avete sudato sangue con le combo di Tekken 1, 2 e 3 siete fuori dal giro a meno che non compriate la confezione
speciale con Dual Shock incluso (ma ciò non mi da affatto il diritto
di pensare che sia una mossa commerciale per piazzare joypad non
venduti! Noooo, meglio che non ci penso…). Il più grande problema
tecnico da me riscontrato è comunque quello inerente alla telecamera
virtuale. Improvvisarsi cameraman, non è semplice come si può
credere, soprattutto quando il dispositivo automatico di
riposizionamento della camera è a dir poco statico e lacunoso. Sarete
costretti a mettere mano, o meglio dito, sul tasto L1 per poter
tornare a guardare le terga del nostro personaggio in un tempo
decente, prima cioè che qualche scimmia ci scappi da sotto il naso.
Una sorta di tutorial, a tratti necessario e a tratti superfluo ci
accompagnerà durante le gesta platformiane regalandoci dritte su come
sfruttare i gadget che troveremo lungo il cammino. Dovremo imparare a
navigare sott’acqua o a remare con un assurdo gommone adoperando in
perfetta sincronia i due stick analogici. Sarà fondamentale la
rapidità nel cambio d’arma, quindi spada e retino temporale
richiederanno tempismo e oculatezza: non vorrete farvi sorprendere
alle spalle da quei fastidiosi nemici mentre voi brandite al vento un
innocuo retino da mare!!! Il tutto renderà Ape Escape un platform
strategico: individuare le scimmie, strisciare fino alle loro spalle,
stordirle con la spada e catturarle nella rete temporale. Sparsi per i
vari quadri raccoglieremo bonus che accumuleremo fino ad aumentare la
nostra energia o biscotti che costituiscono la base delle nostre
forze. “Bello”, direte. Ma non ancora avete fatto i conti con un
che di infantile insito nel gioco che ci farà rimpiangere esperienze
cruente alla Resident Evil. Ape Escape sembra purtroppo un gioco per
bimbi che hanno scartato la loro bella Playstation, due settimane fa e
che restano stupiti di fronte ad un 3D che un giocatore di annata
rinnegherebbe. Il bambino che è in voi o che è ancora fuori di voi
non noterà di certo textures che scompaiono “come per magilla
(tanto per rimanere in tema…)” e bad-clipping sparso qua e là . A
complicare le cose c’è la caratterizzazione dei personaggi, che non
approda a nulla di buono. Le scimmie ribelli sono alquanto anonime,
non danno affatto l’idea di poter conquistare il mondo, i
mostriciattoli per di più appaiono blandi e innocui e qualche altro
animaletto “comparsa” non migliora la situazione.
Gli stage si
susseguono con una linearità sbalorditiva, belli da esplorare ma a
volte eccessivamente noiosi, segreti e tesori degni di un Mario 64
sono rimasti nella mente dei programmatori per oscuri motivi e non
regalano al giocatore la voglia di cimentarsi nuovamente in una caccia
alle scimmie poco esaltante e per nulla rischiosa. Unico spiraglio di
salvezza è dato dal Time Attack, cioè acciuffare determinate scimmie
nel minor tempo possibile, ma ancora una volta combatterete non contro
il tempo e altri esseri diabolici, ma contro il sonno, se non siete
armati di caffè. Il sonoro è un altro punto dolente: musichette
idiote che si ripetono continuamente vi porteranno ben presto ad un
nervosismo cronico che favorirà soltanto le scimmie e vi vedrà
ripetere in un loop continuo gli stessi stage. Si sarebbe potuto e
dovuto fare qualcosa in più per creare almeno un’atmosfera
gradevole e divertente vista la vocazione di Ape Escape ad essere
portabandiera dei platform rivolti ad un pubblico giovane, che spesso
non ancora ha l’età
per guidare un 50cc. Tutto ciò che sto dicendo, sia chiaro, dà man
forte ad una critica, in questo caso costruttiva, di un prodotto che
con qualche piccolo accorgimento in più si sarebbe impadronito del
ruolo di primate dei platform di casa Sony. Il lavoro per giungere
nell’olimpo di questo genere di gioco è ancora lungo, ma ciò non
toglie che tutto sommato Ape Escape può farsi apprezzare da molti
giocatori grandi e piccini, meglio se non esigenti dal punto di vista
grafico e sonoro. I colori sono vivaci quanto basta per colpirci (tangenzialmente…)
e donano al tutto un simpatico impatto visivo. Certo è che di
platform migliori in commercio ce ne sono. Ape Escape è solo uno tra
tanti, buono, si lascia giocare senza difficoltà, ma non se ne parlerà
a gioco finito. Spike in fondo è solo un bimbo con i capelli da
ribelle, nulla di più. Del resto, se Super Mario è nel cuore di
tutti, anche in quello di chi non ha mai preso in mano un joypad o non
ha mai avuto la necessità di chiamare un idraulico, ci sarà pure un
motivo.
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Titolo:
Ape Escape
Software House: SCEI
Sviluppatore: idem
Distributore: Sony
Formato: PAL
Prezzo: Lire 104.900 (senza Dual Shock) - Lire 149.000 (con Green Dual
Shock)
Memory Card: 1 Blocco
Giocatori: 1
Totale -
PRO
- Divertente nelle prime partite...
- Sistema di controllo innovativo ed efficace
- Grafica a tratti simpatica e piacevole
- Le principesse da salvare non ci sono
CONTRO
- Noioso alla lunga...
- Apprezzabile totalmente solo dai più piccoli
- Sonoro deprimente
- Parlato in Italiano idem...
Ringraziamo Sony
per averci fornito il materiale recensibile. |