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Recensione di: Lorenzo "Kant" Antonelli


Non appena mi fu detto che avrei dovuto recensire Ape Escape mi preoccupai di informarmi su che tipo di gioco fosse. Girava la voce (almeno dalle mie parti!) che fosse uno dei più bei platform 3D creati per la ormai adulta e canuta (cioè grigia…) Playstation. “Io dal canto mio, come un degno discepolo di San Tommaso, se non vedo non credo”, pensai fra me e me. “ Incredibile dictu, incredibile visu”, e finalmente il CD entrò nel vano della mia macchina da gioco… Il mondo dei platform, come penso tutti sappiano, rappresenta in un certo qual modo l’anima del videogame e lo strapotere di mamma Nintendo si fa sentire ancora pesante. La Sony tuttavia ha sempre cercato di rispondere alla grande N, detentrice di titoli massicci (Mario 64 e Banjo & Kazooie, per citarne due su tutti…) con altrettanti capolavori, sia nel 2D che nel 3D. Chi di voi non ha mai cercato di fuggire dagli assurdi mattatoi Ernia nella verde pelle del simpatico Abe, o ha corso come un forsennato nei panni di Crash Bandicoot, o meglio ha indossato i favolosi Oakley di Gex??? Elemento indispensabile per ogni platform che si rispetti è in ogni caso il protagonista, serioso o cartoonoso che sia deve avere mordente, deve distinguersi dagli altri, deve essere ricordato anche a Playstation spenta (anche se, più che altro, nell’ultimo Gex: Deep Cover Gecko, si ricorda l’agente Xtra, ovvero quella gnoccolona di Marliece Andrada…ndBill). Ciò non accade per questo Ape Escape, che si affida ingenuamente ad un bambino, Spike per l’occasione, di cui al massimo potrete commentarne la capigliatura. L’introduzione è decisamente breve, niente affatto attraente o che possa generare un minimo di curiosità nel giocatore. Di computer grafica neanche a parlarne. In definitiva al di sotto della media. Le cose non migliorano quando ci viene mostrata la sequenza introduttiva in cui il nostro Spike in compagnia di un altro “bimbo” corre verso il laboratorio del nostro amico scienziato. Il doppiaggio dei personaggi è a dir poco deprimente: voci anonime e per di più registrate con un volume bassissimo parlano fra loro e ci fanno solo intuire cosa stia accadendo. Una perfida scimmia bianca da laboratorio giunge in possesso di un casco che potenzia le facoltà intellettuali e decide di liberare tutti i propri simili sparpagliandoli, con l’ausilio di una macchina temporale nelle diverse ere geologiche. Se non volete che l’uomo sia dominato dalla scimmia armatevi come conviene e saltate da un mondo all’altro cercando di catturare quelle “pelose mangia-banane”. La trama non è delle più profonde ed intricate, ma almeno ci risparmia il solito idiota e beota salvataggio della principessa nelle grinfie del cattivo, topos letterario proprio dei platform e dà un minimo senso alle nostre fatiche armati di spada e retino. Ciò che rende unico e particolare questo gioco è il complicato e inusuale sistema di controllo.

Quanti di voi hanno un joypad analogico Dual Shock? Penso la maggior parte. Ma quanti di voi lo utilizzano senza sfiorare minimamente i due stick analogici, cioè in parole povere come un normalissimo pad? Moltissimi, credo. Beh, ora le cose sono diverse. Il nostro Spike può essere controllato solo in modalità analogica (possedere un Dual Shock è obbligatorio…ndBill). Spiego. Lo stick di sinistra servirà a muovere il personaggio in tutte le direzioni, per saltare utilizzeremo i tasti dorsali, per abbassarsi premeremo come un pulsante lo stick (ciò ci consentirà di strisciare indisturbati verso le scimmie…), le armi saranno manovrate con la parte (stick) destra del pad, i gadget saranno selezionati con gli usuali tasti e la telecamera verrà spostata con la freccia direzionale. Più complicato a parole che a fatti. Ora i Dual Shock saranno utilizzati sfruttando a pieno la loro funzione. Se siete felici possessori di un glorioso pad dell’era glaciale sul quale avete sudato sangue con le combo di Tekken 1, 2 e 3 siete fuori dal giro a meno che non compriate la confezione speciale con Dual Shock incluso (ma ciò non mi da affatto il diritto di pensare che sia una mossa commerciale per piazzare joypad non venduti! Noooo, meglio che non ci penso…). Il più grande problema tecnico da me riscontrato è comunque quello inerente alla telecamera virtuale. Improvvisarsi cameraman, non è semplice come si può credere, soprattutto quando il dispositivo automatico di riposizionamento della camera è a dir poco statico e lacunoso. Sarete costretti a mettere mano, o meglio dito, sul tasto L1 per poter tornare a guardare le terga del nostro personaggio in un tempo decente, prima cioè che qualche scimmia ci scappi da sotto il naso. Una sorta di tutorial, a tratti necessario e a tratti superfluo ci accompagnerà durante le gesta platformiane regalandoci dritte su come sfruttare i gadget che troveremo lungo il cammino. Dovremo imparare a navigare sott’acqua o a remare con un assurdo gommone adoperando in perfetta sincronia i due stick analogici. Sarà fondamentale la rapidità nel cambio d’arma, quindi spada e retino temporale richiederanno tempismo e oculatezza: non vorrete farvi sorprendere alle spalle da quei fastidiosi nemici mentre voi brandite al vento un innocuo retino da mare!!! Il tutto renderà Ape Escape un platform strategico: individuare le scimmie, strisciare fino alle loro spalle, stordirle con la spada e catturarle nella rete temporale. Sparsi per i vari quadri raccoglieremo bonus che accumuleremo fino ad aumentare la nostra energia o biscotti che costituiscono la base delle nostre forze. “Bello”, direte. Ma non ancora avete fatto i conti con un che di infantile insito nel gioco che ci farà rimpiangere esperienze cruente alla Resident Evil. Ape Escape sembra purtroppo un gioco per bimbi che hanno scartato la loro bella Playstation, due settimane fa e che restano stupiti di fronte ad un 3D che un giocatore di annata rinnegherebbe. Il bambino che è in voi o che è ancora fuori di voi non noterà di certo textures che scompaiono “come per magilla (tanto per rimanere in tema…)” e bad-clipping sparso qua e là . A complicare le cose c’è la caratterizzazione dei personaggi, che non approda a nulla di buono. Le scimmie ribelli sono alquanto anonime, non danno affatto l’idea di poter conquistare il mondo, i mostriciattoli per di più appaiono blandi e innocui e qualche altro animaletto “comparsa” non migliora la situazione. 

Gli stage si susseguono con una linearità sbalorditiva, belli da esplorare ma a volte eccessivamente noiosi, segreti e tesori degni di un Mario 64 sono rimasti nella mente dei programmatori per oscuri motivi e non regalano al giocatore la voglia di cimentarsi nuovamente in una caccia alle scimmie poco esaltante e per nulla rischiosa. Unico spiraglio di salvezza è dato dal Time Attack, cioè acciuffare determinate scimmie nel minor tempo possibile, ma ancora una volta combatterete non contro il tempo e altri esseri diabolici, ma contro il sonno, se non siete armati di caffè. Il sonoro è un altro punto dolente: musichette idiote che si ripetono continuamente vi porteranno ben presto ad un nervosismo cronico che favorirà soltanto le scimmie e vi vedrà ripetere in un loop continuo gli stessi stage. Si sarebbe potuto e dovuto fare qualcosa in più per creare almeno un’atmosfera gradevole e divertente vista la vocazione di Ape Escape ad essere portabandiera dei platform rivolti ad un pubblico giovane, che spesso non ancora ha l’età per guidare un 50cc. Tutto ciò che sto dicendo, sia chiaro, dà man forte ad una critica, in questo caso costruttiva, di un prodotto che con qualche piccolo accorgimento in più si sarebbe impadronito del ruolo di primate dei platform di casa Sony. Il lavoro per giungere nell’olimpo di questo genere di gioco è ancora lungo, ma ciò non toglie che tutto sommato Ape Escape può farsi apprezzare da molti giocatori grandi e piccini, meglio se non esigenti dal punto di vista grafico e sonoro. I colori sono vivaci quanto basta per colpirci (tangenzialmente…) e donano al tutto un simpatico impatto visivo. Certo è che di platform migliori in commercio ce ne sono. Ape Escape è solo uno tra tanti, buono, si lascia giocare senza difficoltà, ma non se ne parlerà a gioco finito. Spike in fondo è solo un bimbo con i capelli da ribelle, nulla di più. Del resto, se Super Mario è nel cuore di tutti, anche in quello di chi non ha mai preso in mano un joypad o non ha mai avuto la necessità di chiamare un idraulico, ci sarà pure un motivo.

Titolo: Ape Escape
Software House: SCEI
Sviluppatore: idem
Distributore: Sony
Formato: PAL
Prezzo: Lire 104.900 (senza Dual Shock) - Lire 149.000 (con Green Dual Shock)
Memory Card: 1 Blocco
Giocatori: 1


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Totale -


PRO
- Divertente nelle prime partite...
- Sistema di controllo innovativo ed efficace
- Grafica a tratti simpatica e piacevole
- Le principesse da salvare non ci sono

CONTRO
- Noioso alla lunga...
- Apprezzabile totalmente solo dai più piccoli
- Sonoro deprimente
- Parlato in Italiano idem...


Ringraziamo Sony per averci fornito il materiale recensibile.