
Per molti di voi, il nome Spriggan non è altro che
l’ennesimo titolo PSX nell’oltremodo vasto panorama ludico della
vostra scatola mangia ciddì preferita. Per chi, invece, come me oltre
che di videogiochi vive anche di manga (e di molte altre amenità…)
Spriggan rappresenta molto di più: mi riporta infatti nella lontana
primavera del ‘94, data in cui la allora attivissima Granata Press
(pace all’anima sua…) pubblicò il capolavoro assoluto del duo
Takashige-Minagawa e che è ormai uno dei mostri sacri del fumetto
giapponese, Spriggan appunto. L’omonimo titolo, l’avrete capito,
altro non è se non la trasposizione videoludica del suddetto manga.
E’ con molta emozione mista a tanta paura che ho inserito il CD
nella mia ormai decadente PSX (OK, ve lo dico, funziona solo se
capovolta e, se tutto va bene, carica dopo il quarto tentativo…),
memore dei tantissimi fiaschi delle varie trasposizioni da fumetto cui
è costellata la storia dei videogiochi. Come amante dell’originale
non posso che apprezzare l’impostazione decisa dai programmatori per
lo sviluppo del gioco: possiamo parlare infatti di un’avventura
dinamica in tre dimensioni con forti elementi da picchiaduro,
rinnovando un genere ormai ultra-inflazionato e soprattutto riportando
fedelmente lo spirito di tutta l’opera cartacea: non avrei saputo
avere un’idea migliore, altre alternative avrebbero deluso i tanti
fan dell’opera originale, piena com’è di azione pura. La terza
dimensione naturalmente favorisce la libertà di azione, ma il
contatto fisico con l’avversario garantisce una violenza e
soprattutto un dinamismo assolutamente necessari per chi ha conosciuto
il manga. L’opera originale vede le imprese di Yu Ominae, in arte
Spriggan, il più abile agente della squadra speciale operativa della
Fondazione Arcam, che ha come ragione sociale la protezione dei
segreti ancora celati da tanti siti archeologici. L’antefatto
storico che sostiene la trama è allora di prima importanza. In tempi
remoti la terra vide nascere, fiorire ed estinguersi molte civiltà,
alcune delle quali raggiunsero un’eccellenza culturale e tecnologica
superiore alla nostra. Queste civiltà estremamente progredite hanno
lasciato preziose vestigia che giacciono nascoste in diversi punti del
pianeta. Sul finire del XX secolo (ormai ci siamo…) le grandi
potenze hanno cominciato ad interessarsi dei grandi segreti miracolosi
nascosti in tali reperti archeologici, ingaggiando una dura lotta per
entrarne in possesso. In particolare una piastra metallica ritrovata
riporta un avvertimento per noi contemporanei, probabilmente da
qualcuno che vide la propria civiltà morire per uno sviluppo distorto
ed esagerato: “Proteggete la nostra eredità dai malvagi…”.
E’
proprio per cercare di prevenire un uso distorto e pericoloso dei
reperti antichi che è nata la fondazione Arcam. I membri della sua
squadra operativa speciale, chiamati Spriggan, sono gli unici in cui
è ancora possibile riporre le speranze del futuro della terra. Il
gioco prende inizio dalla fine delle mirabolanti avventure di Yu
Ominae, il primo Spriggan apparso in Occidente; ora il protagonista è
Tatsuki Otsuki, giovane recluta di questo fortissimo corpo di difesa
archeologica. Il gioco vero e proprio è basato sul ritrovamento di
tre misteriose sfere che dovrebbero garantire il potere totale sul
pianeta tramite il controllo della Luna, e la fondazione Arcam decide
che è tempo di intervenire. L’evoluzione della trama dovrebbe
essere illustrata dai briefing all’inizio del livello e dai rapporti
di fine missione. Tuttavia, come ormai siamo abituati, dovremo
lavorare molto di fantasia per capire cosa sta accadendo precisamente,
causa la barriera linguistica, a meno che il giapponese sia per voi
comprensibile e non solo un mucchio di disegnini (brutti, tra
l’altro…). Prima di iniziare le missioni vere e proprie c’è una
fase di tutorial (siete sempre una recluta, no?) che vi consentirà di
prendere confidenza con i controlli. Come ho già detto, la struttura
è basata sull’action 3D, al quale va aggiunto l’elemento
esplorativo e qualche manciata di rebus da risolvere, anche se non si
tratta di niente di veramente complesso, comunque. Naturalmente, come
si conviene a titoli del genere, avrete anche degli oggetti da
raccogliere: la maggior parte delle volte si tratterà di munizioni
aggiuntive o di cibo per ripristinare l’energia, altre volte gli
oggetti saranno necessari per il proseguimento del gioco. Le azioni a
vostra disposizione non sono tantissime, ma bastano per creare un buon
gioco. Visto che l’azione intesa come violenza, al contrario di
altre avventure, qui è predominante, avrete due modi fondamentali di
attaccare l’avversario grazie alle due tipologie di armi: una da
fuoco (fucili e altro per un totale di 12 e passa…) e una da taglio
(Hand Knife, Fightin’ Knife e Moonlight Sword…). Ovviamente non
tutte saranno disponibili, alcune dovrete trovarle, altre ve le fornirà
l’Arcam, altre infine, come la Moonlight Sword, saranno dei bonus da
conquistare in missioni aggiuntive da cardiopalma. Le armi saranno poi
selezionabili nel menù generale dove, tra l’altro, c’è anche il
controllo degli item acquisiti, il tutto in uno stile convincente ed
elegante. Interessante tra l’altro la possibilità di fare vere e
proprie combo con le armi bianche, il che concede una soddisfazione
non indifferente allorchè sarete letteralmente circondati dai nemici.
In quei frangenti sarà infatti divertentissimo correre velocemente da
un nemico all’altro per prenderli a cazzottate o per conficcargli il
vostro fedele coltello nel corpo, evitando magari i colpi dei fucili
avversari. Sarete dei veri e propri kamikaze.
Ok, è vero, gli enigmi
non sono tantissimi (quasi non ci sono…) e neanche difficili, ma,
ragazzi, botte così si possono dare solo nei picchiaduro e in
nessun’atra avventura, e vi assicuro che è estremamente divertente!
Un aspetto importante, che era poi il cardine del manga, è costituito
da tute costruite dalla fondazione con uno speciale metallo, l’omhialcon,
che equipaggiano gli Spriggan. Codesta tutilla garantisce forza,
velocità e difesa superiori ad un uomo normale per il corretto
svolgersi delle missioni. Inizialmente sarete provvisti della corazza
integrale convenzionale, poi, con il proseguimento del gioco e con i
vari ritrovamenti archeologici, la fondazione provvederà alla
costruzione di nuove e più potenti tute. Ognuna ha delle
caratteristiche peculiari oltre ai parametri di cui sopra, ad esempio
la possibilità di utilizzare armi esclusive. Gli ambienti in cui vi
troverete a muovervi sono vari: le classiche basi militari (già viste
in milioni di giochi del genere, ma comunque fa sempre scena…),
montagne innevate, templi aztechi, paesaggi lunari e via discorrendo.
In tutto Spriggan si compone di 14 missioni più gli stage segreti a
cui si accede a gioco completato. I livelli sono abbastanza grandi, la
prima volta che vengono affrontati danno un buon senso di
disorientamento: il percorso corretto da seguire non è linearissimo e
vi troverete costretti a saltare da un punto ad un altro tramite
teletrasporti vari. La dominante dei quadri ove si svolgono le
missioni sono prevalentemente a sfondo archeologico, in modo da dare
alla missione che si affronta un’aria arcana e mistica che dà al
gioco un tocco speciale. Tuttavia non tutto è perfetto a livello
strutturale. L’intelligenza artificiale (tanto per cambiare; almeno
Resident Evil ha la scusa che i nemici sono zombie!) non è un granché,
i nemici si gettano contro più o meno come beoti; oddio un minimo di
intelligenza c’è , ad esempio gli avversari cercheranno di evitarvi
scappando e quando possono e se sono predisposti potranno lanciare
granate per schiantare il vostro corpo in aria; tuttavia non sono
eccessivamente forti, fatto salvo per le prime fasi di gioco, nelle
quali sarete talmente deboli che perfino il mostriciattolo di Ape
Escape (Kant, dove sei? Sniff..) (il nostro Kant è emigrato su altri
lidi. Auguri di una felice carriera, ah ah!…ndBill) potrebbe umiliarvi.
D’altronde sono proprio queste le fasi più difficili e
coinvolgenti: col progredire del gioco e con il conseguente
miglioramento delle prestazione fisiche del protagonista grazie alle
nuove corazze integrali, i cattivoni diventano più o meno carne da
macello. A questo però ci pensano i cari, vecchi boss finali, davvero
molto forti e resistenti: il loro abbattimento è una soddisfazione!
Un duro colpo alla pazienza del povero videogiocatore viene comunque
messo a segno dai benedetti salvataggi: la posizione sarà salvata
solo alla fine della missione, anche se, in quelle particolarmente
lunghe, ci saranno dei check point che vi eviteranno di fare tutto da
capo nel caso in cui dovreste morire. La grafica pur non spingendosi ai livelli astronomici di
Metal Gear Solid,
fa il suo lavoro dignitosamente: esente da difetti particolari si
distingue discretamente dalla media dei giochi in terza persona per
PSX. Il motore grafico non può vantarsi di nulla di innovativo ma
riesce comunque a riprodurre tutti i particolari dell’opera: la tuta
in omhialcon che indossate è identica a quella disegnata nel manga
(provare per credere!), così come il protagonista è riprodotto
fedelmente. I nemici sono realizzati con buona cura e sufficienti
poligoni per farli sembrare uomini (o caporali?…scusate…) e non
pupazzi artritici; si spazia da militari a uomini giaguaro, da cyborg
(e questi sì che si muovono come pupazzi artritici!) a schifezze alla
Resident Evil (ma non sbilanciamoci!) e chi più ne ha, più ne metta.
Per ciò che riguarda i mostri o reperti archeologici di fine livello
la scelta è ampia, la From Software non si è di certo risparmiata
dato che dovremo affrontare sia mummie rinsecchite che ci scagliano
contro la mitica divinità Shiva in doppio formato e incazzata per
quattro o combattere contro un potentissimo Berserker (o soldato
pazzo…), grande come una casa e verde come Hulk ma mooolto più
cattivo e dispettoso. Buoni gli effetti di luce e le trasparenze che
stanno al gioco come la Nutella sul pane. I veri problemi che pesano
sul motore di Spriggan sono i soliti: pop–up, bad clipping e qualcuna
delle textures un po’ troppo tremolante, difetti che sono però
certamente perdonabili se presenti in quantità lievi e non troppo
pesanti. Fanno capolino anche dei rallentamenti nelle fasi più
intense e con un grande numero di nemici in campo ma che tuttavia non
penalizzano troppo la giocabilità globale, quasi non si fanno
sentire. Certo è che l’aspetto grafico, pur non essendo un
capolavoro di programmazione e senza esibire un dettaglio da antologia
si difende onestamente. Complessivamente,
non c’è dubbio, il prodotto è buono e senz’altro il miglior
tie-in da manga che mi sia capitato di vedere. Nella recensione a dire
il vero ci sono davvero pochissimi aspetti negativi, tuttavia ancora
una volta la barriera linguistica impedisce una totale immersione
nell’atmosfera del gioco. Certamente non si tratta di un gioco che
scriverà la storia videoludica, ma risulta comunque abbastanza
divertente anche con gli ideogrammi che mettono i bastoni tra le
ruote. Si tratta comunque di quel tipico gioco in cui tutti gli
aspetti sono curati in maniera discreta, solo discreta e al quale
sarebbe mancato davvero poco per sfondare. Se riusciste a trovare la
versione occidentale (che ho idea, comunque, non verrà mai
realizzata…ndBill), beh, aggiungete pure un voto a quello finale!
Discorso a parte va fatto per gli appassionati dell’originale, per i
quali l’acquisto diventa obbligato. No, la tuta in omhiargon non è
in omaggio, ma giocando crederete di indossarla davvero, e non sto
scherzando!
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Titolo:
Spriggan: Lunar Verse
Software House: From
Software
Sviluppatore: idem
Distributore: Importazione
Formato: NTSC-J
Prezzo: Lire 149.000
Memory Card: 1 Blocco
Giocatori: 1
Totale -
PRO
- Elementi picchiaduro in una normale avventura 3D
- Tante missioni lunghe e difficili
- E' divertente, praticamente l'unico simulatore di kamikaze esistente
CONTRO
- E' in giapponese
- IA non eccelsa
- Grafica migliorabile
Ringraziamo Videofollie
per averci fornito il materiale recensibile. |