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Recensione di: Fabio "Bill" Cristi


Sembra che in questo periodo i giochi che devono uscire da un sacco di tempo, siano stati quasi tutti terminati dalle software house e per questo motivo, vengano resi disponibili a noi giocatori. E’ stato il caso di Unreal (da tre anni in sviluppo), Heart of Darkness (da cinque anni in sviluppo) e Team Apache (da due anni e mezzo), ma anche del gioco che ci accingiamo a recensire. Deathtrap Dungeon fu annunciato per la prima volta due anni fa (quindi prima dell’uscita di Tomb Raider) e viene reso disponibile solo ora, con pieno supporto per l’accelerazione 3D e successivamente all’uscita degli acceleratori grafici di seconda generazione. Se proprio dobbiamo fare un paragone con Tomb Raider, a cui il gioco si ispira totalmente (non per nulla, l’engine grafico che lo muove è una versione enhanced di quello di Tomb Raider 2), possiamo dire che paragonando TR2 a Quake, DD (da ora in poi lo chiameremo così) potrebbe essere Hexen 2. Infatti il gioco è un RPG in terza persona, che assomiglia molto, almeno dal punto di vista del concept, a quello che Hexen 2 era per Quake. Vorrei fare una piccola nota su questo paragone che ho fatto, ma penso sia più opportuno farla poi nel commento, alla fine. Deathtrap Dungeon è ispirato ai libri della serie Fighting Fantasy, ideata e scritta da Ian Livingstone, presidente del gruppo Eidos, che ha partecipato attivamente allo sviluppo del gioco. Infatti, il game designer, ovvero colui che ha ideato il gioco, è proprio lui, ed oltre a questo ha anche sceneggiato le sequenze in FMV (che alla fine sono due: una all’inizio e una alla fine), proprio per renderle più aderenti all’atmosfera dei suoi libri.

Qui inizia la nostra avventura. Entrati da quel portone non ne potremo più uscire fino a che non avremo sconfitto Melkor. Come dicevo al termine della recensione, a volte la telecamera si mette in posti non proprio adeguati. Eccovi un esempio.

Lo sviluppo, dal punto di vista grafico, sonoro e del codice, è stato invece affidato agli Asylum Studios, che ho scoperto già essere stati autori, per la Cyberdreams, di Darkseed, I Have No Mouth and I Must Scream e del futuro Wes Craven: Principles of Fear, tre titoli piuttosto forti a livello di tematiche. Comunque, andiamo pure a parlare del gioco, che è meglio. Dopo l’installazione, che si porta via i suoi santi 110 Mb sul disco inflessibile (perdonami Gaburri per averti rubato l’espressione), possiamo assistere ad un filmato introduttivo, molto bello, che ci racconta la storia del gioco e ci introduce così nell’atmosfera dei dungeon che ospiteranno la nostra avventura. Il filmato è compresso alla solita maniera Eidos, quindi completamente interlacciato, ma realizzato molto bene (il T-Rex che appare nel filmato sembra quello di JP) e, in alcuni punti, piuttosto spiritoso. La intro, come del resto tutto il gioco, è interamente in italiano, per cui non ci dovrebbero essere problemi di comprensione anche per i non anglofili. Ma parliamo pure della storia che sta alla base del gioco. Ci troviamo a Fang, la Città delle Anime Perse, governata dal cattivissimo Barone Sukumvit. Per le sue manie di grandezza, ma soprattutto di crudeltà, egli ha realizzato vicino al suo castello, un labirinto con stretti passaggi e stanze anguste, piene di trappole e di creature mostruose, chiamato Deathtrap Dungeon (per i non anglofili, Deathtrap sta per Trappola Mortale). Chiunque ha osato opporsi al suo potere è stato imprigionato all’interno del labirinto, senza farcela a uscirne vivo ma, siccome il Barone è una persona che ama il gioco d’azzardo (un vizio anche nei tempi antichi) ed è troppo sicuro di sé, egli ha deciso di offrire 10.000 pezzi d’oro e la libertà della città di Fang a chiunque sia in grado di entrare nel dungeon e sconfiggere il demone supremo che si trova al suo interno, Melkor il Dragone Rosso (non so voi, ma questo boss finale mi ricorda molto Tomb Raider 2).

Nel secondo livello farete conoscenza con queste donne serpente. Vi serviranno un bel numero di colpi per farle cadere a terra. Circondati da tre clown infernali non ci resta che sfoggiare le nostre armi migliori. Non quelle, maiali... cosa pensate?

Purtroppo già diciassette guerrieri hanno tentato di sconfiggerlo, ma nessuno ne è uscito vivo. Ed è qui che entriamo in scena noi, avendo la possibilità di scegliere tra due personaggi per intraprendere la spaventosa avventura all’interno del dungeon. Abbiamo l’occasione di scegliere tra un uomo, Chaindog e una donna, Red Lotus, ognuno con le proprie caratteristiche di forza e di destrezza, che vi potrebbero essere utili in molti casi. Purtroppo, però, non potrete cambiare il personaggio nel corso dell’avventura nel dungeon, quindi se cominciate con uno, dovrete per forza terminare il gioco con quel personaggio. Chaindog ha il tipico aspetto dell’eroe medievale, coperto da una pesante armatura e armato di spada e scudo. Red Lotus invece possiede un body di pelle piuttosto succinto e gambe coperte da stivali per mantenere una buona agilità, ma a livello di fascino, il confronto con Lara Croft è perso in partenza (e anche a livello di modellazione 3D), anche perché se proprio dobbiamo fare un confronto con Lara, il seno risulta piuttosto appuntito rispetto a quello più rotondeggiante (perdonatemi i dettagli da maniaco….) dell’avventuriera inglese (su cui verrà anche realizzato un film, con Elizabeth Hurley come probabile protagonista). Il menu principale è piuttosto semplice e non presenta particolari opzioni oltre alle solite (Riprendi, Nuova, Carica, Salva e Opzioni). Le opzioni vi permettono di regolare la grafica, i controlli (il gioco è controllabile tramite tastiera e joystick, ma è vivamente consigliata la tastiera) e l’audio. Troppo divertente è quello che appare quando testerete il volume dell’audio: per il sonoro aumenteranno le urla di un torturato sul letto di morte, mentre un piccolo complesso di mostri suonerà una musica più forte o più debole a seconda di come avrete regolato il volume. Scegliamo comunque di effettuare una nuova partita.

Dopo aver ucciso due guardie, il nostro intrepido berretto verde si appresta a mandare all’altro mondo il terzo nazista. Bel casino eh? E pensare che ho sparato a quel barile di esplosivo quasi per sbaglio...

E’ disponibile il gioco in singolo, ma anche il gioco multiplayer in rete. Non ho potuto testare questa opzione, ma mi sembra che nessun gioco del genere abbia mai avuto un’opzione multigiocatore, per cui non mi posso esprimere in proposito. Scegliendo il gioco in singolo abbiamo la possibilità di scegliere il personaggio con cui vogliamo affrontare il gioco e di poter visualizzare il menu dei livelli. Questi sono dieci e, a mano a mano che andrete avanti e finirete i precedenti, questi si sbloccheranno. Una strana caratteristica è che, una volta che avrete sbloccato un livello potrete rigiocarlo, anche se non so fino a che punto qualcuno sia intenzionato a ripetere un livello dopo averlo terminato. Comunque, i livelli sono dieci e tutti hanno ambientazioni piuttosto varie, anche perché il bestiario di mostri contenuto nel gioco è molto ampio. Ci sono infatti 55 mostri, tutti molto belli e ben realizzati che sono divisi per ogni ambientazione. C’è un livello ambientato nelle fogne, uno al circo, uno in un alveare (con insettacci super vitaminizzati come mostri) e via così gli altri fino ad arrivare all’ultimo livello, dove potrete confrontarvi con Melkor il Dragone Rosso (un’altra delle somiglianze con Tomb Raider), dopo però aver fatto fuori ancora parecchia gente, ognuno con il proprio personale bestiario. Nella confezione originale del gioco, inoltre, c’è anche un piccolo manualetto che contiene tutta la descrizione dei mostri presenti nei dungeon. Come ho già detto ce ne sono 55, dei tipi più svariati. Si va da robot a forma di scorpione, clown infernali, streghe guerriere, demoni, nanetti malefici (ne farete conoscenza anche nella intro) fino a idre a tre teste, dragoni, cavalieri con una pesante armatura, insetti giganti, topi e mani (ma che è? La Famiglia Addams? ndR) dalle dimensioni piuttosto elevate, meduse, minotauri, orchi, bestie simili a T-Rex, uomini ratto, mostri di pietra, donne serpente e chi più ne ha più ne metta. Una serie di creature da incubo molto ben caratterizzate e che, a mio avviso, non sfigurerebbero all’interno di un gioco come Hexen 2 (o, ancora meglio, Heretic 2, che sarà in terza persona). Alcuni saranno piuttosto difficili da fare fuori, altri basteranno due colpi di spada ben assestati per farli tonfare a terra. Ma come potrete farli fuori i nemici, se non con un buon nugolo di armi? Le armi sono 16 e si suddividono in due sottocategorie: quelle a lungo raggio, tra cui trovate archibugi, bombe e altri amennicoli del genere e quelle da combattimento ravvicinato, con vari tipi di spade e coltelli, sempre più potenti.

Dopo aver ucciso due guardie, il nostro intrepido berretto verde si appresta a mandare all’altro mondo il terzo nazista. Bel casino eh? E pensare che ho sparato a quel barile di esplosivo quasi per sbaglio...

Ma cosa sarebbe un RPG senza un po’ di magie e pozioni? Anche qui potrete usufruire di otto tipi di magie, che potrete volgere contro i vostri avversari e otto tipi di pozioni, che potrete utilizzare a vostro vantaggio (recuperando energia, rendendovi immortali e così via..). Una cosa da notare, non proprio positiva, è il metodo dei salvataggi, che possono essere effettuati solamente in punti particolari, ovvero dove c’è un teschio bianco. Questa è una cosa piuttosto scomoda, anche perché vi costringe a farvi parti piuttosto ampie dei livelli prima di poter salvare e voi, in effetti, potreste stufarvi anche prima. Il design dei livelli è molto curato e questi si sviluppano soprattutto in altezza, con numerosi elevamenti, ma anche ascensori, piattaforme sospese, scalinate altissime, da cui risulta molto facile cadere. I livelli sono anche piuttosto vasti e a volte presentano alcuni piccoli puzzle che devono essere risolti per poter andare avanti nel livello. Non sono eccessivamente difficili, ma almeno aumentano leggermente la longevità complessiva del titolo. Inoltre, altra cosa da dire, è presente anche una visuale in prima persona che vi permetterà di poter osservare meglio, alzando e abbassando la testa, alcune zone del livello. La telecamera mobile, invece, è abbastanza precisa, ma certe volte le inquadrature non sono proprio il massimo della vita. Non mi sembra che ci sia più altro da dire, quindi posso passare al commento, dove chiarirò tutti i vostri dubbi.

Titolo: Deathtrap Dungeon
Software House: Eidos Interactive
Sviluppatore: Asylum Studios
Distributore: Leader
Prezzo: Lire 89.000



Requisiti minimi: Pentium 99 Mhz (lo giuro, c'è scritto proprio così), Windows 95, 16 Mb Ram, 120 Mb Hard Disk, Scheda Audio e Video comp. DirectX 5, Cd-Rom 2x.

Requisiti consigliati: Pentium 166, 32 Mb Ram, Acceleratore Grafico comp. D3D, Sound Blaster 16, 220 Mb Hard Disk, Cd-Rom 4x.

Gioco provato su: Pentium 200, 32 Mb Ram, Windows 98, Cd-Rom Pioneer 12x SCSI, Creative 3D Blaster Voodoo 2 12 Mb, Sound Blaster AWE 32. Con questa configurazione DD si è comportato ottimamente.


Grafica -
La grafica di DD non è male, ma a mio avviso, risulta inferiore a quella di Tomb Raider 2 e, utilizzando il medesimo engine presenta i noti e odiosi problemi di clipping, che non sono ancora stati risolti. Comunque, ci sono alcuni effetti di luce degni di nota che non la fanno cadere nel baratro più assoluto.

Effetti Sonori -
Adeguato al tipo di gioco, ma nulla di eccezionale.

Musica -
Utilizzando tracce audio, la qualità è sempre ottima e le musiche si intonano perfettamente all’atmosfera claustrofobica dei dungeon.

Giocabilità -
La giocabilità è piuttosto buona e il gioco ha un’interfaccia piuttosto user-friendly, controllabile agevolmente con pochi tasti. Il tutto ricorda molto Tomb Raider 2.

Longevità -
La vastità dei livelli, il gran numero di mostri e un discreto numero di puzzle dovrebbero garantire una adeguata longevità al gioco.

Real. Tecnica -
Certo che se un engine non è proprio al massimo, potrebbero anche migliorarlo. I ben noti e fastidiosi problemi di clipping dell’engine di Tomb Raider 2 perseverano. Ma cosa ci vorrà a correggerli?

Ric. Hardware -
Per una volta, la versione software risulta giocabile anche su un P166 o superiori. Una scheda 3D è comunque vivamente consigliata. Per questa basta anche un P133. Il gioco è inoltre perfettamente compatibile con W98.

Totale -
In teoria, Deathtrap Dungeon avrebbe dovuto stare a Tomb Raider 2 come Hexen 2 è stato a Quake, ma purtroppo non è così. Se Hexen 2 si poteva considerare un miglioramento di Quake, per DD non è affatto lo stesso rispetto a Tomb Raider 2. La grafica è buona, ma il clipping regna abbastanza sovrano, la giocabilità e la longevità anche, ma il gioco manca, a mio avviso, di quello spessore che vi tiene attaccati al monitor e vi fa passare notti insonni. Certo, il numero di mostri è elevato, sono tutti molto belli e le armi e le magie sono numerose, ma dopo un po’, ho idea che vi annoierete. Comunque, si tratta sempre di un buon gioco e gli appassionati del genere dovrebbero sicuramente averlo, ma sinceramente, viste le aspettative, si poteva fare qualcosa di più.


Ringraziamo Leader per averci fornito il materiale recensibile.