
Questo Revenant me ne ha fatte passare di tutti i colori. Dopo aver bussato alla porta della classe di Fabio (che reca sulla targhetta una bella foto di Pamela stesa sulla riva dell'oceano, rigorosamente nuda...) durante un'ora di lezione, ho ricevuto il pacchetto e dopo il cordiale "Lavora!!!" seguito da un bestemmione inimitabile sono fuggito in classe pronto per l'interrogazione di italiano. Succede che poi, guardate voi la sfiga, ho dimenticato il gioco sotto il banco e il sabato sera, frugando tra i libri della cartella ho capito che la mia vita era arrivata ad un punto... morto. Grazie all'aiuto del Sacchi, mio compagno di classe e guarda caso collega di pullman del nostro Fabio (sono leggendarie le sfide fra i due per accaparrarsi l'ultimo posto a sedere...) ho rischiato le dimissioni forzate, ritirate istantaneamente il martedì seguente quando avanzando verso l'ubicazione dell'ufficio volante del sig, William Fabio Cristi (il tram di linea Cesena-Cervia...) ho mostrato a codesto il disco iridato, alla qual vista egli ha accennato qualcosa al cecchino posizionato sul tetto dell'edificio di fronte ed io ho capito di poter rivedere la mia famiglia: peccato che avendo fatto schifo nell'interrogazione di storia, la mia famiglia mi abbia gonfiato di mazzate dietro le orecchie. Fa niente. Dunque ora strappo alcune ore allo studio per concedere a voi cari comuni mortali la lettura della recensione di Revenant, nuovo RPG alla Diablo di casa Eidos, mamma degli amati davanzali di Lara Croft,e naturalmente dei quattro episodi della saga di Tomb Raider (che narrano le vicende di una super pettoruta ragazza archeologa, fotocopia depilata del Lucassiano Indiana
Jones...) (di cui trovate una bella recensione dell'ultima avventura qui...ndBill). Il gioco è sviluppato dalla Cinematix, una software house che aveva già lavorato al vecchio Total Mayhem, un gioco pubblicato qualche anno fa dalla defunta Domark. Di Revenant, avevamo già parlato in una
preview, scritta dal collega Turroni, questa estate. Per chi non fosse a conoscenza del significato della sigla RPG è forse meglio ricordare che sta per "gioco di ruolo", proprio come il mitico Dungeons & Dragons. Con una grafica accattivante ed un interfaccia piuttosto immediata e semplice da capire (per essere un RPG...), Revenant narra le avventure di Locke, un revenant, appunto. Un revenant è una sorta di zombie, ma molto più potente ed in grado non solo di governare a pieno regime il proprio corpo, ma anche di controllare facilmente la magia ed ogni sorta di arte mistica; l'unico problema è quello di non ricordare assolutamente nulla della vita precedente.
Non sappiamo nulla del passato del nostro eroe tatuato poiché facciamo la sua conoscenza al momento dell'evocazione che lo riporta in vita dagli inferi. Resuscitato dal potente mago Sardock dell'isola di Akkuilon per conto del Re, Locke avrà il compito di sfidare maghi oscuri, creature della notte, zombie putrescenti e ogni sorta di mostro ripugnante alla ricerca della figlia del Re, rapita dai misteriosi accoliti del nuovo Culto. Gli avversari che incontreremo lungo la nostra via nutrono un foltissimo bestiario, ed ogni zona risulta infestata da un preciso genere di mostro, appartenente ad una precisa specie. Se non fosse stato per la presenza dei dialoghi strettamente in inglese (che, anche se sottotitolati impediscono una precisa comprensione. Comunque, la versione in italiano è in uscita...), potrei raccontarvi molte altre cose, ma non penso che avrei cambiato molto. Revenant sa, però, di già visto fin dalla prima schermata, e presenta alcuni difetti che lasciano con l'amaro in bocca. Anche se la grafica non può lasciarci indifferenti, perché non è niente male, molti aspetti di questo gioco lasciano un pochino perplessi. Il protagonista si muove in un mondo, in prospettiva isometrica, con una scioltezza non indifferente, perché ogni particolare non è lasciato al caso ma curato con maniacale precisione. In questo modo l'attenzione del giocatore è catturata all'istante, ma non appena si tenta di trovare in questo gioco qualcosa che lo differenzi dagli altri titoli ci si accorge degli innumerevoli difetti che lo distinguono, solo in peggio. Per prima cosa, appena uscito dal castello ho notato che in presenza di luce naturale viene scandito il passare del tempo, in questo modo vediamo calare le tenebre e sorgere il sole; ci si aspetta dunque una sorta di mutamento nel comportamento dell'ambiente di gioco e non solo a livello grafico di gioco di luci. Durante la prima mattinata di gioco incontro alcuni personaggi con i quali mi fermo a dialogare, li lascio dopo poco davanti ad un teatrino di marionette, dove li ho trovati, dopo dieci minuti mi accorgo che iniziano a calare le prime ombre della notte, passano altri minuti e il computer mi avverte che ad Akkuilon è appena passata la mezzanotte, ma ripassando davanti al teatrino delle marionette mi accorgo che non solo i pupazzi si muovono ancora, ma che pure gli spettatori di prima sono ancora li davanti, imbambolati come il Fantini davanti ad una schermata di Campo Minato.
La mia domanda dunque è, per quale motivo è stato introdotto lo scorrere del tempo quando dopotutto non cambia nulla? La risposta è destinata a rimanere per sempre chiusa nei meandri del sacro Mistero. Le prime sessioni di gioco sono veramente pesanti, perché è nostro dovere ascoltare ogni personaggio che pare interessato a dirci qualcosa (e sono tanti 'sti tizi...), ma dopo un po' scopro che come molti RPG anche questo basa la propria struttura sullo schema della Quet (Ariosto docet...) ed in pratica abbiamo sempre qualcosa da fare, perché se in Diablo il nostro compito era quello di ripulire i piani delle cantine di polverose cattedrali infestate dai diavoli (o Diabli...), qui abbiamo sempre qualcosa da cercare. Per esempio, la prima cosa da trovare è un anello tutto tempestato di diamanti che ci servirà per convincere l'unico marinaio dell'isola, alcoolista cronico, a portarci sull'isola degli Aracnidi (tutta tempestata di scarafaggi e ragni grandi come cocomeri...) dove dovremo trovare un amuleto magico e così via. Grazie ad un'interfaccia molto intuitiva (perché molto semplice...) per i combattimenti, che mi ricorda molto quella di
Silver, e che da la possibilità di vivere in tempo reale le azioni del combattimento il gioco si fa più avvincente e interessante. Il mouse permette da solo di compiere la maggior parte delle azioni, e con il topo potremo muoverci, combattere, raccogliere oggetti, dialogare ed aprire porte e scrigni, nonché lanciare magie e gestire l'equipaggiamento del nostro personaggio. Il guardaroba disponibile è molto ampio e ci permette addirittura di vestire il nostro eroe come più piace a noi, permettendoci di scegliere persino il colore dei capi d'abbigliamento, che fa molto stilista. Ho trovato interessante la gestione delle magie; abbiamo a disposizione alcune pietre magiche o rune, che dir si voglia; combinandole fra loro sarà possibile scoprire nuovi incantesimi che ci aiuteranno a sopravvivere alle battaglie più sanguinose, aggiungendo alle prime le nuove che incontreremo lungo il nostro cammino, frugando qua e là negli scrigni sparsi per il mondo. Anche se le sessioni di gioco e i combattimenti sono molto appariscenti, e la grafica sia allettante, presentando animazioni dei personaggi piuttosto fluide e varie, non posso certo dire che sia rimasto particolarmente colpito dall'originalità del gioco che più che altro pare essere un collage di cose già viste.
Silver mi prese molto di più, perché la storia attirava molto di più il giocatore a continuare nella ricerca continua dell'amata del protagonista, ma Revenant pare l'ennesimo anello della catena di questi giochi che difficilmente si evolvono. E' un po' il problema di tutti i videogiochi al momento, ed è un problema che non sembra risparmiare nessuno. Dunque, in generale Revenant è un discreto RPG fantasy, caratterizzato da un precisa trama, da un buon controllo di gioco, ma da una scarsa originalità. Consigliato agli appassionati e a chi se lo può permettere, il che non è poco. Passiamo al commento.
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Titolo: Revenant
Software House: Eidos
Interactive
Sviluppatore: Cinematix
Distributore: Leader
Prezzo: Lire 99.000
Requisiti minimi: Pentium
166, 32 Mb di RAM, Cd-Rom 4x, 350
Mb Hard Disk, Scheda
Audio e Video comp. DirectX6 (comp. D3D), Windows 95/98.
Requisiti consigliati: Pentium II
266, 64 Mb Ram, Scheda Audio 3D,
Acceleratore Grafico D3D.
Gioco provato su: K6-2 400,
128 Mb Ram, CD-Rom 24X, Matrox Mystique G-200 8 Mb, Sound Blaster 128
PCI. Con questa
configurazione il gioco non ha presentato alcun tipo di problema.
Grafica - 
Un distinto alla grafica che colpisce per ricchezza di particolari e varietà nelle animazioni. Qualche errore di clipping, ma il resto va bene.
Effetti Sonori - 
Niente di eccezionale, supportato il 3D Sound, un vasto campionamento di effetti sonori eccetera eccetera. Tutto nella norma ma niente di più.
Musica - 
Colonna sonora OK. Fa da sottofondo ideale al gioco.
Giocabilità - 
L'interfaccia è intuitiva e i combattimenti in real time controllati dal mouse, come in
Silver rendono il tutto molto più semplice.
Longevità - 
Anche in questo caso siamo su buoni livelli e il gioco vi durerà
sicuramente diverse decine di ore.
Real. Tecnica - 
Ho notato qualche bug e qualche problema, che dovrebbe essere
corretto presto da una patch.
Ric. Hardware - 
Un PC abbastanza potente, dotato di un PII 266 o 300, almeno 64 Mb
di Ram ed una bella scheda 3D.
Totale - 
Un gioco discreto, un RPG come tanti altri, che ricorda sia Diablo che
Silver. Buono per passare qualche serata alla ricerca di amuleti magici e pietre incantate, nulla di più.
Ringraziamo Leader
per averci fornito il materiale recensibile.
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Revenant -
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