
Al titolo del gioco ci aggiungerei un bel 3, in
quanto, anche se questa nuovo adventure game fa storia a sé, è
comunque il terzo videogioco per PC ambientato nel fantastico e
demenziale Mondo Disco (Discworld appunto…) frutto della geniale mente
di Terry Pratchett che ha dedicato a questo mondo ai confini della realtà,
nella sua vita, oltre a tantissimi gadget, mappe, volumi complementari e
altra robetta simile, 23 libri, veri capolavori della letteratura
fantasy e non, anche perché oltre a quell’insana demenzialità che li
contraddistingue, celano in sé stessi alcuni risvolti filosofici e
spunti per la vita reale non indifferenti, e al contempo difficili da
concepire di primo acchito, e non dimentichiamo che tutti i suoi
personaggi erano a loro volta dotati di una personalità che li
differenziava fra loro e dava loro anche una certa importanza
all’interno dei racconti. La letteratura
fantasy deve alla mente di Terry Pratchett più di quanto voi possiate
immaginare e, a quanto pare, anche i programmatori della Perfect
Entertainment, per aver dato vita a questa gigantesca e paradossale saga
di avventure ambientate in questa sorta di dimensione parallela così
diversa dal mondo reale, eppure anche così dannatamente simile nei
contesti della vita sociale e nei vari risvolti psicologici e filosofici
dei personaggi, nei quali, anche se non sembrerebbe a prima vista, ci
specchiamo in maniera inossidabile pure noi. Io non sono appassionato
del genere fantasy ma mi è capitato comunque di leggere alcuni dei
lavori di Pratchett, sia per obbligo (s’intende ovviamente su
commissione scolastica…) sia per piacere, e devo dire che sono rimasto
davvero colpito e sbalordito di fronte alla genialità e alla creatività
celata dallo scrittore inglese nei suoi romanzi e analizzando i singoli
personaggi. In alcuni sono anche riuscito a specchiarmi e la cosa più
strepitosa e come lo stesso autore includa in essi la sua personalità e
aggiunga quel pizzico di demenzialità che fa girare a meraviglia questo
pazzo, pazzo, pazzo mondo, che comunque è inequivocabilmente ispirato
al nostro e alle storie di vita quotidiana. Sotto lo sguardo vigile
dello stesso Terry Pratchett, gli sviluppatorii si sono dati da fare a
creare il terzo videogioco ispirato al Mondo Disco decidendo, nonostante
i precedenti due giochi abbiano avuto abbastanza successo, di cambiare
un po’ il genere, buttandosi questa volta sull’adventure intricato
(ah, perché, gli altri due com’erano? ndBill) e ripercorrendo lo
stile di giochi come Blade Runner,
Grim Fandango, X-Files, e perché no,
Monkey Island 3, con i suoi paranoici enigmi, così difficilmente
irrisolvibile all’apparenza, e terribilmente stupidi fino alla
paranoia in realtà, rendendo il gioco davvero entusiasmante,
aggiungendo al tutto un’atmosfera “Noir” (che in francese
significa nero). Discworld Noir, la cui trama per l’occasione è stata
revisionata dallo stesso Terry Pratchett, è praticamente, testuali
parole tratte dalla prefazione del manuale realizzata dallo stesso
Pratchett, “quello che ottenete quando miscelate (quella che segue è
una lista di film vecchissimi che hanno fatto la storia del cinema e
sono ancora oggi considerati degli autentici capolavori…) Il Falcone
Maltese, Il Grande Sonno (quello che ho io in questo momento perché
stamattina per cause indipendenti dalla mia volontà mi sono dovuto
alzare presto), Casablanca, Avere e Non Avere (insomma, o ce l’hai o
non ce l’hai, ma se non ce l’hai non sei uomo…) e una dozzina di
altri film realizzati negli anni 40 e 50”.
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Questo
è Lewton e quello dietro è il suo ufficio! |
Questo
è il sacerdote del Tempio dei Piccoli Dei e quella dietro di lui
è la vetrata con la mitologia della Pizza! |
Prima di iniziare la
recensione vera e propria mi devo soffermare un secondo sulla salute del
nostro amatissimo caporedattore al quale, dopo un’operazione al polso
destro e conseguente ingessatura, tutta la redazione di AVOC (che
finalmente ha visto avverati tutti gli accidenti mandati) augura (e qui
penso, o almeno spero, di parlare a nome di tutti) una pronta guarigione
e un ritorno all’attività agonistica di caporedattore (fossi almeno
andato in ferie…ndBill)! Tutto comincia con un succosissimo filmato
d’introduzione (in effetti se il filmato è all’inizio non può di
certo essere il filmato di chiusura, quindi a rigor di logica sarà
d’introduzione…e dopo questa ennesima dimostrazione della mia
arguzia posso proseguire…) nel quale potrete capire un po’ chi è il
vostro personaggio e cosa gli sta succedendo (ve lo dico io se no
facciamo notte…). Egli è Lewton, un investigatore privato da quattro
soldi che in questo periodo non se la sta passando molto bene a causa
della mancanza di casi e per i continui pericoli che attentano alla sua
vita; mentre se ne sta tutto solo nel suo squallido e umido ufficio, un
giorno, mentre la pioggia riempie come al solito le strade malfamate di
Ankh-Morpork (la città dove è ambientato il gioco…), ecco entrare
nel suo ufficio quella che può essere la sua salvezza economica e
occupazionale, ovvero Carlotta, un’intrigante nobildonna che chiederà
al nostro bell’investigatore di ritrovare Mundy, il suo amante (non
pensate male, in quanto Carlotta è rimasta già vedova, quindi più che
amante, Mundy è il suo fidanzato…), misteriosamente scomparso dopo
essersi imbarcato per Ankh-Morpork a bordo della Milka (che non è il
“lilla che invoglia”…), una nave attraccata al porto della città,
e teoricamente sarebbe dovuto passare a salutare la sua bella, ma
nessuno l’ha più visto. Il mistero attorno alla scomparsa di Mundy
s’infittisce con svariati colpi di scena che vengono a minare la
tranquillità e la serena attività del nostro investigatorucolo (non è
un apprezzativo, ma un dispregiativo, in quanto a me, Lewton, non sta
molto simpatico, e tutto ciò, come potrete notare anche voi giocando a
Discworld Noir, a causa dei suoi continui infuocati monologhi…scherzo
ovviamente, anche perché nei monologhi troverete autentiche “perle di
saggezza” da parte del nostro Lewton…) e il poveraccio (anzi voi
poveracci…) si troverà di fronte alle minacce di morte di un
insignificante nano, alle richieste di un golem, il cui nome è
Malachite, che chiede a Lewton di ritrovare una certa Therma (e come si
sa i golem sono fatti di pietra, quindi l’aiuto che riceverete da
questo golem non sarà immenso…) e che metterà parecchio nei guai il
nostro eroe, poi, come se non bastasse, una vecchia fiamma di Lewton,
ovvero Ilsa, arriva in città con il suo nuovo compagno, e anche qui i
colpi di scena non mancheranno.
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Fate
il vostro gioco signori! |
Anche
il nostro Lewton rispetta la morte ed ha dei sentimenti! |
Insomma da come avrete potuto capire in
queste righe il gioco promette davvero bene, soprattutto perché la
trama è stata visionata e anche un po’ rivista da parte del maestro
Terry Pratchett. L’ambientazione è quella del Mondo Disco, e più
precisamente quella di Ankh-Morpork, città nata dal genio di Pratchett
e protagonista di innumerevoli racconti dello stesso autore, la quale più
che una città è quasi un mondo a parte, e se l’analizziamo meglio
notiamo alcune storpiature con il mondo reale: ad esempio Pseudoplis
Yard, la quale è chiaramente ispirata a Scotland Yard, poi anche il
fiume Ankh, che nella cartina ha un corso molto familiare all’autore,
molto simile, guarda caso al Tamigi, poi il Ponte dei Sospiri,
chiaramente ispirato alla nostra Venezia, e anche il Caffè Ankh, per
certi versi, è simile al caffè del film Casablanca, dove un
brillantissimo Humphrey Bogart (credo si scriva così…) girava
vestito, guarda caso, in impermeabile e cappello, proprio come il nostro
Lewton. Il gioco è
realizzato alla Grim Fandango, cioè senza vaste modalità di gioco, e
come il capolavoro della Lucas parte immediatamente con la intro che vi
introduce al gioco vero e proprio: il vostro personaggio, appunto Lewton,
avrà a disposizione subito un taccuino, dove e gli annoterà
minuziosamente gli indizi che riceverà, e una borsa, nella quale
inserirà tutti gli indizi materiali e gli oggetti utili alla riuscita
del gioco; gli indizi saranno fondamentali per risolvere gli enigmi e in
ogni schermata troverete un certo numero d’indizi, oggetti o
personaggi, con i quali interagire e riuscire a mettere insieme il
puzzle, che metaforicamente parlando, una volta ricomposto vi darà
accesso a ciò che cercate. L’avventura, come i film degli anni ‘40
e ‘50, è suddivisa in atti, nei quali il nostro eroe continuerà ad
investigare, ma dovrà anche tener conto delle ambientazioni e delle
situazioni che via via cambieranno nel corso del gioco; solitamente
tutti gli indizi sono visibili a occhio nudo, ma vi capiterà a volte di
faticare più del previsto per trovarne alcuni, che purtroppo sono
nascosti o più semplicemente necessitano di particolari chiavi o
permessi per accedervi. L’interfaccia, per lo meno quando c’è,
perché come in Grim Fandango, anche in Discworld Noir l’interfaccia
compare solamente quando c’è un dialogo o quando dovete interagire
con dei personaggi o degli oggetti, è semplice e totalmente immediata,
grazie anche all’utilizzo del mouse, cardine del gioco, senza il quale
dovrete muovere il cursore attraverso la tastiera (ma chi è che al
giorno d’oggi non ha un mouse?) e questo sistema di controllo è
quello delle avventure vecchio stile, cosa che farà sicuramente piacere
ai puristi del genere.
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Il
Caffè Ankh, in perfetto stile Casablanca! |
Il
Conte Henning Von Uberwald! |
La grafica del gioco è realizzata stupendamente
in 3D, anche se purtroppo i personaggi non sono realizzati in maniera
eccelsa, perché solamente Lewton è animato e ricoperto da texture,
mentre gli altri sono praticamente statici e incollati all’ambiente;
l’illuminazione è scarsa (il gioco d’altronde è Noir…), ma dove
è presente vi assicuro che è davvero ben congeniata e il gioco delle
ombre è un capolavoro. Le ambientazioni sono realizzate in maniera
perfetta e fanno ricevere in maniera impressionante i racconti di
Pratchett. Il sonoro (che nella mia versione era in inglese con
sottotitoli in italiano…) è splendido, anche se è predominato dal
ticchettio della pioggia e dal fragore dei lampi, veri protagonisti
dell’avventura, in quanto nel Mondo Disco non smette mai di piovere;
il doppiaggio dei personaggi è ottimo ma c’è qualche sbavatura
grammaticale nei sottotitoli, che in molti casi non riportano fedelmente
ciò che il personaggio dice (chiedete per esempio di Carlotta, vi
risponderanno che non li hanno mai visti…fantastico!); la musica è in
perfetto stile anni ‘50 ed è molto adatta per un gioco di questo
genere. La giocabilità è immensa e penso che non ci sia bisogno di
dirvi che il gioco, in fatto di longevità, vi durerà parecchio, ma
parecchio tempo. Se fossi in voi io sarei già uscito di casa per
comprarlo, e spero vivamente che se non lo avete fatto, vi diate una
mossa a farlo! Ma passiamo al commento.
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Titolo: Discworld
Noir
Software House: GT Interactive
Sviluppatore: Perfect Entertainment
Distributore: Halifax
Prezzo: Lire 94.000
Requisiti minimi: Pentium
133, 32 Mb di RAM, Cd-Rom 4x, 400 Mb Hard Disk, Scheda
Audio e Video comp. DirectX6, Windows 95/98, Mouse.
Requisiti consigliati: Pentium
166, 64 Mb Ram, Cd-Rom 8x.
Gioco provato su: Pentium II 400,
64 Mb Ram, CD-Rom 32X, Creative 3D Blaster Voodoo 2 12 Mb, Sound Blaster AWE 64.Con questa
configurazione il gioco non ha presentato alcun tipo di problema.
Grafica - 
La grafica è quasi perfetta, e se non fosse per i
piccoli difetti dei personaggi direi che è ottima! Non vengono
utilizzate schede 3D.
Effetti Sonori - 
Il doppiaggio dei personaggi è
ottimamente mixato con i rumori esterni causati dal temporale, che
francamente è un po’ monotono da sopportare!
Musica - 
Niente da dire, è adattissima
al tipo di gioco e ricorda molto il film Casablanca!
Giocabilità - 
Siamo su ottimi livelli e la
perfezione non è tanto lontana, soprattutto grazie alla comoda
interfaccia via mouse!
Longevità - 
Non ve ne stancherete molto
facilmente!
Real. Tecnica - 
Gli sviluppatori hanno fatto un
lavoro magnifico e anche grazie al supporto sia morale sia tecnico di
Pratchett hanno dato vita ad un gran bel gioco!
Ric. Hardware - 
Un P166 con 64 Mb Ram è più che sufficiente per far andare al massimo
Discworld Noir.
Totale - 
Ero tentato di dare un otto,
perché anche se il gioco è ottimo, è comunque un’idea già
sfruttata da altre case di realizzazione (Lucasarts su tutti…) e
francamente poteva essere realizzato in maniera un po’ più varia;
comunque a parte la somiglianza con Grim
Fandango, il gioco vale lo
stesso un bel nove.
Ringraziamo Halifax
per averci fornito il materiale recensibile.
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